domenica 8 dicembre 2013

Lo Specchio dell'Anima: il libro di Gabriella Lavorgna e l'incisione di Lorenzo Ostuni

“Lo specchio dell’anima” è il titolo del nuovo libro di Gabriella Lavorgna che vede in copertina l'opera d'arte (incisione a diamante) di uno dei più apprezzati "Artisti Italiani nel Mondo", il lucano Lorenzo Ostuni, scomparso ieri a Roma. Ostuni era scrittore, filosofo e antropologo internazionale, oltre che studioso delle Terapie Simboliche. Lo Specchio dell'Anima
Il libro di Gabriella Lavorgna con l'opera artistica di Lorenzo Ostuni in copertina e con le prefazioni dei giornalisti Paolo Musumeci e Lucia Di Spirito e, tra gli altri, dell'artista dello spirito Patrizia Patti.
Roma- Lo Specchio dell'Anima di Gabriella Lavorgna è stato presentato ad Assisi, nel corso del Meeting  ”L’Oriente incontra l’Occidente" per una nuova civiltà di pace, promossa dalla Fondazione no profit "Il Mandir della Pace" con conferenze, tavole rotonde, proiezioni di documentari, rassegna di arti visive e spettacoli di danza, musica e poesia con la partecipazione, tra gli altri, del regista Renzo Rossellini, la danzatrice etnospirituale Rita Patti e gli Artisti Italiani nel Mondo: Alessia Ballarò, Agnese Buscema e Antonio Maltese e qualificati esponenti del mondo scientifico e religioso che hanno ricevuto gli apprezzamenti del sindaco di Assisi, Claudio Ricci. Il libro di Gabriella Lavorgna, della presidente della detta Fondazione, rappreneta un interessante testo di estimonianze e riflessioni sul vero senso della vita. Un viaggio introspettivo alla ricerca della realizzazione del proprio Sé, attraverso una visione del mondo ispirata dall'antica saggezza vedica. L'obbiettivo dell'autrice è superare ciò che offusca la visione della realtà e abbattere il velo dell'ignoranza, cercando d' interpretare la logica del creato, come strumento di verità."Il gioco della Creazione-afferma Gabriella Lavorgna - è la riflessione speculare del bianco e del nero, del positivo e negativo che si ricongiunge al concetto di "Unità" nell'ottica dell'integrazione degli opposti." 
Lo Specchio dell'Anima: Edizione "Fondazione Mandir della Pace"- Studio, progettazione, grafica e stampa a cura della tipografia Vallelunga di Roberto Giuliarelli.
felicianadispirito@gmail.com

mercoledì 4 dicembre 2013

Il Calendario delle Star

Quando i Vip fanno beneficenza: Don Santino Spartà e il calendario delle Star

di "Pugliadoggi" 

Settimanale a diffusione gratuita di Politica, Attualità e Cultura fondato da Pinuccio Tatarella nel 1959

Pubblicato per beneficenza il famoso nuovo Calendario delle Stars, edito dal giornale "La Notte Italiana" e curato da anni dal Prof.r Don Santino Spartà, con la collaborazione della giornalista e fotoreporter, Feliciana Di Spirito. Il “Monsignore dei Vip”, come è stato definito dalla stampa nazionale, è un sacerdote sui generis che con la sua formidabile simpatia, aperta cordialità e intelligente acutezza di spirito ha fatto scalpore, qualche anno fa, per la sua partecipazione televisiva al Chiambretti Show e per circondarsi di tante bellezze dello spettacolo che, però, posano con lui in foto sempre garbate e le ritroviamo anno per anno in quei calendari nati per alleviare le pene di una parte d’infanzia infelice. 
Il Calendario delle Star 2013 è arricchito dalle belle immagini di Feliciana Di Spirito di tanti solidali personaggi come: Anna Romanenko, Elena Sofia Ricci, Adriana Volpe, Carmen Russo, Enzo Paolo Turchi, Carolina Crescentini, Matilde Brandi, Luisa Corna, Gisella Sofio, Max e Roberta Bertolani, e due nostri conterranei, il giornalista televisivo Attilio Romita e la brillante danzatrice e coreografa Carmen Savino, che con la sua compagnia Mediterraneo Opera Ballet sta portando in alto l’espressione artistica pugliese. 

Domanda: Don Santino, ci sono peccatori di successo e peccatori di retrovie,"pecorelle smarrite" sotto le luci della ribalta, e più oscuri velli nei crepuscoli di periferia. Quando e perché ha deciso di recuperare all'ovile soprattutto i primi, i vip della cronaca rosa? 
Risposta: Li ho recuperati da prete. Sono diventato prete esclusivamente per recuperare coloro che erano lontani dalla religione cattolica. Tutto va fatto, ed è stato fatto, con un sorriso, con gioia, con signorilità, con garbo, senza l'ansia spasmodica del missionario di volere convertire tutti. Noi siamo come una penna nelle mani del Signore, è Lui che scrive la sua Immagine. E la scrive attraverso noi, si serve di noi. Paradossalmente, possiamo affermare che Lui ha bisogno di noi. 
D.: Come sceglie i personaggi famosi da inserire nel suo calendario, dei quali presumo sia la loro guida spirituale? 

R.: Io scelgo in genere tutti coloro i quali sono ben disposti, e lo faccio senza un metodo prestabilito. Vado alle conferenze stampa, o li incontro per la strada, o sfogliando il mio diario. A tutti coloro i quali ho chiesto di partecipare, nessuno si è mai rifiutato, per loro è opera di beneficienza, perché bisogna aiutare tutti bambini che rappresentano l'innocenza sofferente. E allora diciamo che lo vedono come una norma sociale; non potendo sempre osservare canonicamente il teorema della dottrina cattolica, almeno si esplicano in questo segno di solidarietà cristiana. 

D.: Secondo lei, dare la disponibilità all'uso della propria immagine cosa denota? Mania di protagonismo o un tentativo di comprarsi l'indulgenza, della serie: dal palcoscenico a una poltrona in Paradiso? 

R.: E' soltanto il desiderio di aiutare gli altri, l'idea di essere solidali con coloro che soffrono, soprattutto i bambini. Non c'è mania di protagonismo, né di farsi perdonare ipotetici peccati, ma solo quello di essere vicini ai bambini sofferenti, dando loro un aiuto veramente solidale. 

D.: Le iniziative benefiche da lei portate avanti con la creazione da anni del calendario dei vip, si rivolgono al mondo dell'infanzia sofferente, ma quali strutture vengono aiutate in concreto? 

R.: Sul calendario è indicato a chi vanno le offerte. Tutto il ricavato va a beneficiare l'associazione “Il Mondo di Clara”, che si occupa dei disturbi nella sfera digestiva nei soggetti con patologie neurologiche e anche ad altri che hanno bisogno del nostro sostegno. Personalmente ho adottato un paio di bambini all'estero, uno in Egitto e una bambina in Brasile.

D.: Sono suoi figli spirituali? 

R. Sono figli di Dio, amici di Dio. Il Signore li sostiene e ha detto "ama il prossimo tuo come te stesso". Tutti i sacerdoti hanno il diritto/dovere di aiutare tutti coloro che hanno bisogno. 

D.: Teologo, giornalista, scrittore pluripremiato, guida spirituale e gran cappellano d’onore e gran croce dei Cavalieri Russi di Malta e del Sacro Romano Impero, sceneggiatore di diversi films tra cui: "Il ladrone" di Campanile, "Testa e croce" di Manfredi, "Qua la la mano" di Celentano, etc. Ne ha fatto di strada don Santino Spartà da quando ha lasciato la natia Randazzo per la Capitale. Le hanno anche proposto di fare il Sindaco....cosa ne pensa del ruolo attivamente politico che vanno assumendo sempre più alcuni sacerdoti? 

R.: Il sacerdote, inserito nel tessuto umano, non può non interessarsi di politica, perché politica significa il bene dell'uomo e, come tale, anche il sacerdote tende al bene dell'uomo. Deve salvaguardare i valori non negoziabili, quelli della famiglia, della libertà, della fraternità, dell'onestà. Ma deve anche salvaguardare la dottrina cattolica. I sacerdoti devono quindi entrare in politica e consigliare i fedeli a votare quelli che difendono tali diritti.

D.: Letterariamente parlando, dalla Teologia alla storia, per poi passare a Marziale, Ovidio, all'opera poetica di Giovanni Paolo II, alle interviste ai "peccatori", alle sue liriche, in più di 30 libri dati alle stampe, tra cui ce n'e' uno in cui sostiene che "anche i preti hanno fatto l'unita' d'Italia". Dunque, l'impegno religioso può andare di pari passo anche con quello politico? 

R.: Ho pubblicato questi libri perché anche attraverso i libri la parola do Dio può arrivare alle coscienze. Nel mio libro "Anche i preti hanno fatto l'unità d'Italia", ho voluto mettere in rilievo che in quel periodo, i preti non sono rimasti a braccia conserte, ma hanno tirato fuori le unghie, sono scesi in campo, per difendere il suolo italico dagli invasori e far rispettare la libertà che ci era negata, attraverso una nuova cultura letteraria sostenuta dalla religione, per una grande rivoluzione pacifica, affinché si riaffermassero i diritti e i valori fondamentali dell'uomo. 

D.: Sul ricordo del bel film di Dino Risi "La moglie del prete" del '71, le e' mai capitato di innamorarsi di una donna o, al contrario, c' è stato mai qualche tentativo di seduzione da parte di un’attrice dietro le pagine di un calendario? 

R.: Tante volte; in mezzo alle attrici c'è sempre il senso del proibito. Che qualcuno s' innamori di un prete non è poi una cosa così strana; è insita nella natura umana. Non dovrebbe succedere, ma può succedere; certo. Se capita a un prete, perché anche noi siamo fatti di carne, di sangue e di ossa, questi non dovrebbe mai lasciarsi abbindolare. E qui ci vuole forza, coraggio e dignità spirituale. 

D.: Per concludere, la Chiesa va verso il cambiamento. Quale il suo futuro? 

R.: La Chiesa è fatta da uomini, ma è assistita dallo Spirito Santo La Chiesa anche se in qualche momento sembrava naufragare, è tornata sempre a galla per l'assistenza del Signore che ha detto: "Io sarò con voi sino alla fine del mondo". 

D.: Qualche volta si sente sulle orme di Padre Pio, per la sua vicinanza a tanti vip? 

R.: Io mi sento molto vicino a Padre Pio, solo che lui è un grande Santo e io, invece, sono soltanto un piccolissimo "Santino". 
di Enza D’Alonzo

domenica 24 novembre 2013

VITTORIO SGARBI E' OFF


“La politica italiana sembra un quadro di Magnasco: gente che ruba nei cimiteri!”

Dall’esame di laurea al suo ultimo libro Vittorio Sgarbi si racconta tra arte e politica di Edoardo Sylos Labini
ANCHE IO ERO OFF, al telefono con VITTORIO SGARBI
Sylos Labini: ci racconti un episodio OFF dell’inizio della tua carriera?
Sgarbi: era il 12 dicembre del 1974, il giorno della mia laurea in Filosofia. Avevo tutti 30 e lode e avevo fatto una tesi in Storia dell’Arte su Giovanni Buonconsiglio detto ‘il Marescalco’, pittore di fine ’400, inizio ’500. Tutto era buono, corretto, guardato con una certa attenzione dal relatore. Il giorno della discussione della tesi incontro la correlatrice, Anna Ottani Cavina, che dice addirittura che la tesi era precisa, minuziosa nelle date, quindi tutto tranquillo. Comincio la discussione, spiegando tutto quello che avevo fatto e vengo interrotto proprio dal relatore, che comincia a fare una serie di rilievi, di critiche, rincalzate proprio dalla Ottani Cavina! Preso tra due fuochi, non reagisco con bonomia e la discussione finisce in un incidente violentissimo, il relatore mi aggredisce, io rispondo… vengo pregato di uscire e quando rientro il Presidente della Commissione, Luciano Anceschi, mi conferma il 110 e lode!
Sylos Labini: hai cominciato ‘alla Sgarbi’, hai sempre detto quello che pensavi, non sei mai sceso a compromessi con nessuno!
Sgarbi: avevo cominciato ancora prima, con il mio primo esame, che era di italiano. Un mio bravo professore, Walter Moretti, osò dare a me, che avevo sempre preso 9 o 10 nei temi, un 6o 5½ in un tema su Giambattista Vico che avevo articolato molto bene; il fatto era che non aveva letto bene la mia calligrafia! Arrivammo all’esame, era il 1970, gli feci una sceneggiata rifiutando il voto e dicendogli che doveva imparare a leggere! Era molto timido, rimase molto turbato, ma ammise che aveva torto e mi diede 30 e lode. Il mio primo 30 e lode l’ho conquistato con la lotta e con la violenza dialettica, sostenendo che il voto basso – per me irricevibile, come le critiche alla tesi di laurea – era determinato dal fatto che non aveva letto bene la mia calligrafia e non poteva non riconoscere la bontà di alcuni collegamenti che avevo fatto e che mi sembravano degni di molta attenzione. Rivendicai, allora diciottenne, la mia dignità letteraria e la capacità di affrontare un tema come quello senza essere guardato come uno che lo affrontava in maniera insufficiente.
Sylos Labini: in queste ore è uscito nelle librerie il tuo nuovo libro, Il Tesoro d’Italia, la lunga avventura dell’arte. Ce ne parli per favore?
Sgarbi: è un libro fondamentale, non tanto rispetto alle novità, perché non c’è alcuna novità sostanziale, che in questo periodo destino a una rubrica su Sette del Corriere della Sera, in cui presento ogni settimana un’opera sconosciuta di un autore sconosciuto,

venerdì 22 novembre 2013

Massimo Caiazzo espone al Castello Sforzesco

MILANO, Castello Sforzesco, Sala Panoramica da venerdì 22 novembre 2013 MASSIMO CAIAZZO A BOOKCITY
Posta in arrivo
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In occasione di Bookcity Milano, dal 21-24 novembre, undici associati di Milano Makers (www.milanomakers.com) contribuiscono con loro autoproduzioni all’arredamento delle sale panoramiche del Castello Sforzesco, così come hanno contribuito all'arredamento della Rotonda della Besana in occasione della conferenza stampa di presentazione della manifestazione.

Tra gli associati è presente anche Massimo Caiazzo (www.massimocaiazzo.com) Designer, Color Consultant e Vicepresidente per l’Italia del Comitato Internazionale di IACC International Association of Color Consultants (www.iacc-italia.org), la più antica associazione dei progettisti del colore.

Tra le opere esposte:

Archetipo Mediterraneo, rosone (cm 80, prod. Trend, Vicenza 2010) mosaico tagliato a mano con smalti tagliati a spacco, prodotti secondo la più antica tradizione nella storica fornace Orsoni di Venezia, e il vetro Karma di Trend, anch’esso ispirato alle vetrate delle cattedrali gotiche.

Archetipo Mediterraneo, lampada (cm 150 x 130 h, prod. AD HOC, Milano 2010), lampada con struttura in metallo rivestita in puro lino europeo e stampato in digitale con inchiostri impermeabili resistenti ai raggi UV e agli agenti atmosferici.

Carciofo Cromatico, quadro ad aerografo (cm 200 x 125 h, tela dipinta, Milano 1998), tela dipinta con pigmenti acrilici fluorescenti e aerografo.

Tavoloteca , tavolo vetrina (cm 100 x 100 h cm 82), vecchio tavolo recuperato, vetrina in MDF e vetro temperato.

Di tutti i pezzi sono disponibili a richiesta foto in alta risoluzione e prezzi.

MIMA-MILANO MAKERS è una associazione senza fini di lucro che si rivolge al mondo dei produttori indipendenti di design senza limiti geografici. L’associazione MILANO MAKERS intende promuovere e valorizzare attraverso azioni collettive tutte quelle attività creative di produzioni non seriali e indipendenti nell’ambito del design, presenti sul territorio nazionale e oltre. Milano Makers nel suo primo anno di vita attraverso i suoi 4 eventi principali: Christmas Design Market, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano,  Bla Bla dialogo virtuale, a cura di Alessandro Mendini, patrocinato dall’Assessorato alla Cultura e dall'Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Milano, Mima Fair /Opera Italiana – Macef, Preview nell'ambito d Mi Generation, ha permesso a circa 400 creativi/makers di presentare i propri lavori a un pubblico vastissimo e in molti casi internazionale.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa
Lorenzo Di Palma

prof. Massimo Caiazzo, vice-president
IACC International Association of Colour Consultants
Alzaia Naviglio Pavese, 274 - 20142 Milano
phone. +39  3355927737


Massimo Caiazzo
Nato a Napoli nel 1966, vive e lavora a Milano. Nel gennaio 2009 è stato nominato Vice-President for Italy dell’Excutive Committee dell’IACC-International Association of Color Consultants (www.iaccna.org). Dal 2003 è Docente di tecniche grafiche speciali e cromatologia presso il l'Accademia "Cignaroli" di Verona e di corsi di approfondimento sul colore nella progettazione presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) e Domus Academy di Milano.  Lo studio della "nuova percezione del suono e del colore" è il filo conduttore del suo lavoro, caratterizzato da una certa ironia esistenziale e dall’eclettismo professionale e artistico, improntato alla contaminazione tra le diverse discipline. Nella sua attività di Colour Consultant, dal '94 ad oggi, ha sviluppato studi cromatici in diversi settori: nautico, automobilistico, trasporto pubblico, arredo urbano, architettura d'interni, design, moda, exhibit design, nell'ideazione di eventi e performance (per esempio gli Eventi Collaterali della 10° Biennale di Architettura di Venezia), in ambito artistico e per la prima volta in Europa, anche per un istituto di pena, con il progetto no-profit "Colore al carcere di Bollate". Suoi lavori sono presenti al Beaubourg di Parigi, al Museum fur Kunst und Gewerbe di Amburgo e al Museé de la Publicité del Louvre a Parigi.

giovedì 21 novembre 2013

Caro Professore...

LETTERA DI ABRAHAM LINCOLN ALL’INSEGNANTE DI SUO FIGLIO…

lettera di lincon-web
“Caro professore, lei dovrà insegnare al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità;
ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c’è un eroe, per ogni egoista c’è un leader generoso.
Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico
e che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata.
Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall’invidia
e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma anche distrarsi con gli uccelli nel cielo,
i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria,
gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti.
Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e
a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono.
Gli insegni ad ignorare le folle che chiedono sangue e a combattere anche da solo contro tutti, quando è convinto di aver ragione.
Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempera l’acciaio.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore ed anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro.
(ABRAHAM LINCOLN)

martedì 19 novembre 2013

Emmanuele Francesco Maria Emanuele

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INTERVISTA A EMMANUELE F.M. EMANUELE
Presidente della Fondazione Roma

di Sabrina Corradi
(01 febbraio 2013)

Lei ha parlato di recente di un cambio del metodo di gestione nella cultura italiana. Cosa intende?
Quello che io propongo è una migliore gestione del grande patrimonio artistico del nostro Paese, che soffre, come è manifesto, per la crisi dell’economia mondiale, e per la conseguente impossibilità dell’autorità centrale e di quelle locali di venire incontro alla richieste dei musei e dei centri di cultura. L’ipotesi che io prospetto è quella di affidare nel nostro Paese la gestione di queste aree culturali ai privati, meglio se non profit, che, per loro vocazione e per loro connotazione, statutaria e normativa, possono ragionevolmente intervenire, sopperendo alle carenze statali.

Sponsor e cultura: quali conflitti, il caso Colosseo. Secondo lei come è stato gestito?

Come ho già detto, sono dell’avviso che sia da privilegiare l’intervento del privato non profit, rispetto all’ipotesi dello sponsor commerciale e del privato profit, che ha connotazioni evidenti di ritorno di immagine, a fini di profitto. Questo genera inevitabilmente un conflitto con l’istituzione pubblica, perché il privato profit ha necessità spesso confliggenti con quelle dell’utilizzo del bene collettivo. Quanto al caso Colosseo, non mi voglio pronunciare, non avendo seguito in prima persona la vicenda.

Cosa si fa in Italia per comunicare l’heritage?

Non credo che si faccia molto, e i risultati sono evidenti, atteso che la frequentazione dei luoghi d’arte e di cultura italiani è di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi europei, con un patrimonio meno cospicuo del nostro. La verità è che il Ministero del Turismo e quello dei Beni Culturali sono entità separate e molto spesso non hanno una visione unitaria e sinergica.

Perché ha lasciato la Presidenza di Palaexpo?

Mi sono dimesso dalla presidenza dell’Azienda Speciale Palaexpo perché, dopo anni di chiara richiesta di un cambiamento del modello gestionale, non ho avuto una risposta concreta, nonostante l’apparente condivisione di tutti gli organi preposti. L’idea era quella di sostituire l’Azienda Speciale, un vero e proprio fossile nell’ambito della governance, con la realizzazione di una più agile Fondazione, che richiamasse i principi del diritto privato. La prospettiva assolutamente fuorviante che è stata presentata dalle forze sindacali, e riportata con grande enfasi dai media, ha travisato il senso della mia proposta. Non si è mai parlato, né lo si potrebbe correttamente fare, di privatizzazione, né del Palazzo delle Esposizioni, né delle Scuderie del Quirinale, che al Palaexpo fanno riferimento. Si tratta di beni pubblici, locali e statali, e in nessun caso potrebbero essere trasferiti a un privato, anche non profit, come è la Fondazione Roma. Quello che si era chiesto, e che ragionevolmente avrebbe potuto attuarsi, consisteva nel fare in modo che la governance, scaturente dall’applicazione di norme civilistiche, consentisse ad esempio l’approvazione del bilancio – e la conseguente utilizzazione delle risorse –- in tempo immediato, mentre oggi esso è condizionato dall’approvazione del bilancio del Comune, che interviene mediamente otto-nove mesi dopo. La premessa di questa proposta era, da una parte, che i beni rimanessero nella piena proprietà degli enti che li possedevano e, dall’altra, che la gestione fosse del privato, con criteri privatistici, e indirizzo e maggioranza nella Fondazione fossero delle istituzioni pubbliche.

La Fondazione che lei presiede non è solo attiva nel panorama espositivo e culturale ma anche in quello sociale. Alla luce delle difficili condizioni economiche del Paese cosa è cambiato? Quali prospettive per le attività dell’Hospice della Fondazione e in generale per il vostro progetto per la sostenibilità sociale?

Sì, è vero, la Fondazione ha una forte vocazione solidaristica, che ha radici più antiche rispetto all’interesse per la cultura, argomento da me introdotto tra i campi di attività a cui indirizzare risorse. Conseguentemente, l’attività precipua, anche per importi di intervento, si è sempre estrinsecata nei settori della salute e della ricerca scientifica, che, come è noto, assieme all’istruzione, alla cultura e al volontariato e al Mediterraneo, sono le aree di intervento istituzionale. La Fondazione – ed io per essa – è fortemente legata alle iniziative nel campo delle patologie mediche, come la Sla e l’Alzheimer, per non parlare della gravissima situazione in cui versa la collettività a causa della carenza di centri di assistenza per i malati terminali. A tale scopo la Fondazione Roma, su mio impulso, ha dato vita a un Hospice, già nel lontano 1999. Sanità e ricerca scientifica sono campi a cui la Fondazione rivolge una grande attenzione e che io, personalmente, considero prioritari sugli altri.

BIOGRAFIA

Emmanuele Francesco Maria Emanuele, discendente da una delle più illustri ed antiche casate storiche della Spagna e dell’Italia Meridionale, Barone di Culcasi e nobile dei Marchesi di Villabianca, è avvocato cassazionista, economista, banchiere, esperto in materia finanziaria, tributaria e assicurativa, saggista, laureato in Giurisprudenza, insignito del Dottorato Honoris Causa in Belle Arti (Degree in Fine Arts) dalla St. John's University di Roma, della Laurea Honoris Causa in Diritto Canonico dalla Pontificia Università Lateranense di Roma e della Laurea Honoris Causa in Humane Letters dall’American University of Rome. Ha frequentato un corso di economia monetaria e finanziaria presso l'Università di Harvard (Cambridge - Massachusetts - USA). È Professore Ordinario Emerito per chiara fama in Scienza delle Finanze e dello Sviluppo Economico presso l'Universidad Francisco de Vitoria di Madrid. Già professore di Scienza delle Finanze all’Università LUISS Guido Carli, professore in Scienza delle Finanze e Diritto Tributario alla Link University di Malta e docente straordinario di Scienza delle Finanze, Politica Economica ed Economia pubblica presso l’Università Europea di Roma, è docente del corso “Arte e Finanza” nell’ambito del Master in Management delle Risorse Artistiche e Culturali dell’Università IULM. Membro del Consiglio di Amministrazione della LUISS di cui è stato anche Vicepresidente, Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università LUMSA, della Fondazione Civitas Lateranensis e membro del Comitato di Indirizzo dell’Università Europea di Roma di cui è stato anche Vice Rettore.
Presidente della Fondazione Roma e della Fondazione Roma - Mediterraneo. <segue>

Greenpeace, 59 sindaci italiani chiedono liberazione Arctic30


Tiscali Ambiente

Sabato scorso, migliaia di persone in tutto il mondo hanno manifestato in solidarietà con i 28 attivisti e 2 giornalisti in carcere a San Pietroburgo. In Italia, i volontari di Greenpeace sono scesi nelle piazze per chiedere ai sindaci di esprimere la propria solidarietà, aderendo alla Dichiarazione promossa da Greenpeace. I volontari hanno chiesto anche di appendere uno striscione con la scritta ''Liberate Cristian'' dalla facciata del Municipio.
''Ringraziamo i 59 sindaci per aver preso posizione a favore dell'attivismo nonviolento e contro le trivellazioni nell'Artico - dichiara Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia - Chiediamo al Primo Ministro Enrico Letta e ai politici di tutta Italia di seguire questo esempio e di rendere pubblico il proprio sostegno, così come hanno già fatto 139 parlamentari e altre personalità del mondo della cultura e dello spettacolo''. Ad oggi, le autorità russe hanno deciso di rilasciare su cauzione sei attivisti, mentre hanno confermato l'estensione di tre mesi di carcerazione preventiva per un altro attivista, l'australiano Colin Russell. Le udienze per tutti gli altri sono ancora in corso. Gli attivisti rimangono imputati di vandalismo e di pirateria.

Le 100 torri di San Gimignano

Ricordando San Gimignano (Siena-Toscana)

Conquistata da questa piccola cittadina solo dallo scorrere delle foto su Google, ho scelto di farvi visita proprio  poco tempo fa. INNAMORATA a prima vista!
San Gimignano, in provincia di Siena, nasce su una collina dominante la Val d’Elsa, posizione strategica già all’epoca degli etruschi che qui, dal terzo secolo a.C., avevano messo radici. Posta sulla vecchia via Francigena che da Roma portava al Nord-Europa, nei secoli San Gimignano è diventata una meta (di sosta) importante  che le ha permesso di svilupparsi ed emergere, fino ad arrivare al suo massimo splendore nel dodicesimo secolo, durante il quale diventò autonoma. E’ proprio durante il periodo comunale che fu tutto uno svettare di torri, a dimostrazione dell’agiatezza di cui godevano molte famiglie e della loro ovvia potenza.  Ma non durò per sempre. Se la sua decadenza economica nei secoli successivi, dovuta alle continue lotte politiche interne, alla carestia e alla peste, è stata la croce che ne ha determinato il crollo come solida città indipendente, la sua rovina è ora per noi la condizione necessaria per unirci al passato ed esserne testimoni, il suo declino ha infatti permesso la fossilizzazione del suo aspetto, sorprendentemente inviolato dal Medioevo.
La città vecchia cinta dentro le vecchie mura, le costruzioni in mattoncini rossi, il continuo spuntare di torri bassomedievali, l’atmosfera ferma al trecento, il profumo delle prelibatezze tradizionali toscane nell’aria, un sali e scendi continuo per le strette viuzze, il panorama, tutt’intorno, della meravigliosa Val d’Elsa con i suoi celebri vigneti.
L’aspetto più interessante è proprio la mancanza di aggiornamenti architettonici e stilistici nel centro, cosa che invece non avviene (ovviamente) fuori le mura. La cittadina evoca al meglio il vecchio borgo medievale, con le sue tredici torri duecentesche (anche se si dice fossero 72!), con i suoi palazzi imponenti, con le solenni chiese romaniche. Patrimonio dell’Unesco, il centro storico di San Gimignano è una testimonianza esemplare, in tutta Europa, dell’urbanistica medievale-comunale semplice ed imponente allo stesso tempo.
Non si passeggia come in un’altra città, si cammina con il naso all’insù dentro la romantica Manhattan dell’Età di Mezzo, ogni tanto inciampando ma sempre con gli occhi al cielo, interrotto qua e là da lunghi intriganti parallelepipedi grigiastri.  Ci si ritrova a vagare trasportati dall’ingordigia del sapere, attraverso archi, piazze, antri e varchi tra le vecchie residenze aristocratiche, cercando di immergersi in un’altra epoca, così fuori mano per noi.
Rimango affascinata da città come San Gimignano. Danno l’impressione a prima vista di essere città statiche, sospese nel tempo e nello spazio. In realtà la loro immutabilità ha il greve compito di congiunzione tra secoli, tra millenni.
Consigliata assolutamente la visita del suo centro storico, la sosta nella vecchia strada per Poggibonsi per scattare le foto panoramiche della slanciata borgata e un break culinario nella deliziosa trattoria Chiribiri in Piazza della Madonna,1.

Ami il cinema? Diventa tu "il Protagonista"

Creatività, impegno, storie, cultura, professionalità. Il cinema e l’audiovisivo hanno ancora tanto da raccontare. Specialmente a chi li ama e magari vorrebbe in qualche modo farne parte, esserci dentro. Come i giovani che già realizzano contenuti originali online e sperano che, prima o poi, arrivi l'occasione giusta per emergere.

Roma-C'è un filo che li lega ai professionisti, quello della creatività. Ed è proprio la creatività, come valore da promuovere e da tutelare per il cinema di oggi e di domani, al centro della campagna "Il protagonista" realizzata da ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), MPA (Motion Picture Association) e UNIVIDEO (Unione Italiana Editoria Audiovisiva - Media Digitali e Online) in collaborazione con FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) e YouTube.
In programma varie iniziative, sotto il coordinamento artistico del giornalista e critico cinematografico Marco Spagnoli, che andranno avanti sino alla prossima primavera con un duplice obiettivo.
Da una parte far arrivare al pubblico attraverso Internet e i social network tutto il "backstage" del cinema: creatività, lavoro, cultura. Dall'altra coinvolgere più direttamente i giovani di accademie e scuole di cinema, farli sentire più partecipi e addirittura protagonisti, con masterclass ed esperienze di grandi attori, registi, cameraman, sceneggiatori e testimonianze su "creatività e nuovi strumenti" anche da parte degli YouTubers.
Infine, un contest che riguarda tutti i giovani tra i 18 e i 26 anni, per la realizzazione di un minicorto inedito (di massimo 3 minuti) ispirato al tema della campagna: "la creatività, attraverso il mezzo audiovisivo, come valore e come capacità di un soggetto di mettersi al centro di una storia e di cambiare, prendendo in mano la propria vita". Un video che metta a fuoco l'importanza delle scelte e della capacità creativa con impegno, studio, leggerezza e divertimento.
Il vincitore, scelto da una giuria qualificata composta dai rappresentanti dei promotori e dei partner del progetto nonché da artisti e creativi e presieduta dal Regista Daniele Vicari, avrà l'opportunità di aggiudicarsi un’esperienza formativa di 3 settimane presso lo YouTube Space di Londra, dove avrà modo di essere quotidianamente a contatto con creativi e tecnici professionisti.
Volete saperne di più? Visitate il sito www.ilprotagonista.eu.

lunedì 4 novembre 2013

Museo Permanente ad Anna Magnani

Villa alla Storta in Roma 

(comune.furore.sa.it)

 Magnani, Rossellini, Fellini 
 

Il "Miracolo" del Fiordo di Furore

Anna Magnani e Roberto Rossellini si conobbero, lavorarono insieme e s'innamorarono in maniera travolgente durante la lavorazione di Roma, città aperta.
Il film Amore fu frutto di una decisione di Roberto e Anna di fare un altro lavoro insieme dopo "Roma, città aperta". Esaminarono centinaia di progetti e idee. Alla fine decisero che si sarebbe dovuto girare un episodio di quaranta minuti con Anna da sola in scena. Una sorta di monologo preso dal dramma teatrale La voce umana di Cocteau, in cui la Magnani recitava in una camera da letto, parlando al telefono con il suo amante, dando fondo a tutti i sentimenti che le erano propri, speranza, gelosia, disperazione, rancore, umiliazione
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Roberto la seguiva con la camera, utilizzata più come fosse un microscopio, una lente d'ingrandimento. Il risultato fu estremamente forte, travolgente, un vero e proprio fluire di coscienza e dolore in cui i protagonisti erano una stanza buia, un telefono e una donna che lottava disperatamente con il tormento e l'angoscia della perdita dell'amore.

Il risultato fu intensissimo ma troppo breve per farne un film a sé stante. Era necessario aggiungervi un altro episodio.
Fu Anna che, qualche tempo più tardi, incontrando Fellini, allora aiuto-regista di Rossellini, in un ristorante gli chiese di pensare a una storia che dovesse "far piangere e ridere, essere un po' neorealista però gradevole, fatta bene come i film americani prima della guerra" che rappresentasse anche un atto d'accusa contro la società e che potesse, inoltre, ospitare al suo interno una "bella canzone romana".
A questi desideri Fellini sulle prime non seppe rispondere ma, poi, dopo un primo tentativo non riuscito, pensò ad una storia che piacque alla Magnani: quella di una povera mentecatta che, credendo di riconoscere San Giuseppe in un povero pastore, si faceva mettere incinta e, dopo aver partorito come una bestia, era convinta di avere messo al mondo una creatura divina.


Il secondo episodio avrebbe avuto per scenario alcuni posti caratteristici della Costiera Amalfitana: Maiori e Furore, per le loro spiccate caratteristiche formali e ambientali che bene si prestavano a fare da cornice alla "favola" ideata da Fellini. In quel periodo i rapporti tra Anna e Roberto erano buoni ma burrascosi come i loro caratteri che si scontravano spesso.
Una lettera di Ingrid Bergman diretta a Rossellini il cui testo diceva, tra l'altro: "Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire 'ti amo', sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei." Ingrid Bergman rappresentò l'inizio di una violenta gelosia di Anna che avrebbe definitivamente compromesso il loro rapporto.
Il "Miracolo"
L'episodio ha inizio con un viandante (Federico Fellini) che s'incammina per Capo d'Orso e incontra una povera pastorella, un po' matta, che crede di vedere in lui un'improvvisa apparizione di San Giuseppe.

"San Giuseppe bello mi devi portare con te ..." gli dice "... Tanto anche se muoio qui nessuno se ne accorge". Ma il viandante silenzioso, approfittando del vino che lei ha bevuto, la mette incinta mentre, stordita, lei cade preda del sonno. Al suo risveglio il misterioso pellegrino è sparito e, nei giorni che seguono, non fa fatica ad accorgersi che una nuova vita le sta crescendo dentro. Presto tutti gli abitanti del paese si accorgono che aspetta un bambino. Lei crede che quella che porta in grembo sia una creatura divina, figlia d'un Santo. Gli altri, compresi anche i suoi miseri compagni di strada, la ritengono una donnaccia stupida ed invasata.

In un crescendo drammatico, viene portata in processione e, mentre lei crede che ciò avvenga per la creatura celeste che ha in grembo, tutti la deridono come una povera stolta e ridicolizzano la sua pretesa santità. Resasi conto del disprezzo generale e della violenza che la circonda, la pastorella scappa, abbandonando Maiori e rifugiandosi nel Fiordo di Furore.

Qui rimane nelle grotte più cupe e lontane in solitudine, non si sa per quanto tempo. Ben presto si accorge che la creatura che ha in grembo chiederà di venire alla luce ma non sa a chi rivolgersi. Si guarda disperata intorno ma non v'è nessuno che le possa dare aiuto.
Si avvia, allora, sù per la salita che dal Fiordo porta verso le case e la chiesa del paese. Una salita che rappresenta una sorta di cifra, un segno profondo della storia, il destino di Furore attraverso i secoli passati, un salire faticosissimo lungo il costone a dirupo dal mare al paese, tremila gradini più in alto. Un salire ed un discendere a piedi che ha rappresentato, nel tempo, l'anima e, in qualche modo, la dannazione del paese, quando non esistevano strade e automobili ma solo uomini e muli. L'accompagna solo una capretta.
Giungerà alla chiesa di San Michele e lì, nascosta nel campanile, potrà far nascere la sua creatura.