domenica 24 novembre 2013

VITTORIO SGARBI E' OFF


“La politica italiana sembra un quadro di Magnasco: gente che ruba nei cimiteri!”

Dall’esame di laurea al suo ultimo libro Vittorio Sgarbi si racconta tra arte e politica di Edoardo Sylos Labini
ANCHE IO ERO OFF, al telefono con VITTORIO SGARBI
Sylos Labini: ci racconti un episodio OFF dell’inizio della tua carriera?
Sgarbi: era il 12 dicembre del 1974, il giorno della mia laurea in Filosofia. Avevo tutti 30 e lode e avevo fatto una tesi in Storia dell’Arte su Giovanni Buonconsiglio detto ‘il Marescalco’, pittore di fine ’400, inizio ’500. Tutto era buono, corretto, guardato con una certa attenzione dal relatore. Il giorno della discussione della tesi incontro la correlatrice, Anna Ottani Cavina, che dice addirittura che la tesi era precisa, minuziosa nelle date, quindi tutto tranquillo. Comincio la discussione, spiegando tutto quello che avevo fatto e vengo interrotto proprio dal relatore, che comincia a fare una serie di rilievi, di critiche, rincalzate proprio dalla Ottani Cavina! Preso tra due fuochi, non reagisco con bonomia e la discussione finisce in un incidente violentissimo, il relatore mi aggredisce, io rispondo… vengo pregato di uscire e quando rientro il Presidente della Commissione, Luciano Anceschi, mi conferma il 110 e lode!
Sylos Labini: hai cominciato ‘alla Sgarbi’, hai sempre detto quello che pensavi, non sei mai sceso a compromessi con nessuno!
Sgarbi: avevo cominciato ancora prima, con il mio primo esame, che era di italiano. Un mio bravo professore, Walter Moretti, osò dare a me, che avevo sempre preso 9 o 10 nei temi, un 6o 5½ in un tema su Giambattista Vico che avevo articolato molto bene; il fatto era che non aveva letto bene la mia calligrafia! Arrivammo all’esame, era il 1970, gli feci una sceneggiata rifiutando il voto e dicendogli che doveva imparare a leggere! Era molto timido, rimase molto turbato, ma ammise che aveva torto e mi diede 30 e lode. Il mio primo 30 e lode l’ho conquistato con la lotta e con la violenza dialettica, sostenendo che il voto basso – per me irricevibile, come le critiche alla tesi di laurea – era determinato dal fatto che non aveva letto bene la mia calligrafia e non poteva non riconoscere la bontà di alcuni collegamenti che avevo fatto e che mi sembravano degni di molta attenzione. Rivendicai, allora diciottenne, la mia dignità letteraria e la capacità di affrontare un tema come quello senza essere guardato come uno che lo affrontava in maniera insufficiente.
Sylos Labini: in queste ore è uscito nelle librerie il tuo nuovo libro, Il Tesoro d’Italia, la lunga avventura dell’arte. Ce ne parli per favore?
Sgarbi: è un libro fondamentale, non tanto rispetto alle novità, perché non c’è alcuna novità sostanziale, che in questo periodo destino a una rubrica su Sette del Corriere della Sera, in cui presento ogni settimana un’opera sconosciuta di un autore sconosciuto,

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